Poesie misurate ma intrise di un vissuto non puramente riferito a sé. È una grande via, poco percorsa ancora, ma pregna di futuro. Naturalmente quando espressa non in modo corale o collettivo, annegante troppo rapidamente l’eredità sinora egemone di una individualità protratta, centro di tutto. Qui sta nel mezzo, nel passaggio, continuativo e precorrente insieme, dei due filoni che un giorno non potranno non connettersi, combinarsi, dar frutti. Una voce sommessa, ma ferma, che sussurra: tutta la realtà è scrivibile.
Giancarlo Majorino
Orhan Veli Kanık nasce il 13 aprile 1914 nel distretto di Beykoz, nella provincia di Istanbul. Frequenta il liceo Galatasaray e termina gli studi superiori ad Ankara. Ritornato a Istanbul nel 1932, si iscrive alla facoltà di Lettere che però abbandona tre anni più tardi, quando viene assunto nella direzione generale delle Poste. Nel frattempo, coltivando un interesse per la letteratura maturato fin dalla prima giovinezza, inizia a comporre poesie insieme agli amici Oktay Rıfat and Melih Cevdet con i quali in seguito fonda il movimento Garip (Strano). Al fine di creare un ‘gusto’ nuovo, il movimento si prefigge lo scopo di mutare radicalmente la forma tradizionale della poesia turca, introducendo i colloquialismi nel linguaggio poetico, rifiutandosi di usare sillabe e metrica aruz (termine applicato al sistema metrico utilizzato dai poeti arabi fin dall’epoca preislamica), considerando la rima primitiva e tecniche di retorica letteraria come metafora, similitudine, iperbole non necessarie.
Oltre alla poesia, Orhan Veli ha prodotto una notevole quantità di lavori tra cui saggi, articoli e traduzioni. Alla fine del 1948, insieme ad un gruppo di amici fonda una rivista letteraria bisettimanale, ‘Yaprak’, di cui è editore e caporedattore. Il primo numero di ‘Yaprak’ esce il 1 gennaio 1949. A questo ne seguono altri ventotto, fino al giugno 1950, che portano all’attenzione del pubblico opere di molti scrittori e poeti fino ad allora poco conosciuti.
Dopo la chiusura di ‘Yaprak’, Orhan Veli fa ritorno a Istanbul. Muore il 10 novembre 1950, durante un breve soggiorno ad Ankara, vittima di una caduta in una buca aperta per lavori stradali.
Igor Kravtsov (Orenburg, 1964 – San Pietroburgo, 2010) si diploma con eccellenza presso l’Istituto di pittura, scultura e architettura ‘Repin’ di San Pietroburgo nel 1993. Dal 1993 al 1997 lavora nel laboratorio creativo dell’Accademia delle Arti russa sotto la guida di Andrei Mylnikov. Dal 1994 è assistente alla cattedra di Pittura e composizione all’Istituto ‘Repin’.
Dopo una breve ricerca e sperimentazione della forma, dettata dalla necessità di delineare i limiti delle proprie capacità e interessi creativi, di sperimentare linguaggi visivi differenti, l’artista arriva consapevolmente alle modalità descritte nel suo lavoro di laurea, ‘Lamento’. Da allora, un disegno rigoroso, una forma perseguita, una colorazione discreta, a volte quasi monocromatica, un’espressività laconica, una nitidezza della struttura compositiva e un significato profondo diventeranno tratti distintivi della maggior parte delle sue opere. Kravtsov è un artista con una visione del tutto personale della vita e della morte, elementi principali della sua opera. Le particolarità della maggior parte dei suoi lavori sono il profondo psicologismo, l’acutezza della decisione compositiva, la sapidità emotiva che si riscontrano nei personaggi, caratterizzati da una specifica fissità di sguardo, concentrazione e profondità di sé e i cui pensieri paiono chiusi nel ricordo del passato, di prove incredibili che hanno dovuto superare, di giovani mai tornati dai campi di battaglia.
Membro del Commonwealth degli artisti dal 1996, Igor Kravtsov ha preso parte a numerose esposizioni in Russia e all’estero. È stato insignito della medaglia d’argento dell’Accademia delle arti russa. I suoi dipinti si trovano nel Museo Russo di San Pietroburgo, nel Museo di ricerca e sviluppo dell’Accademia delle arti russa e in collezioni private in Russia, Cina, Germania, Inghilterra, Francia, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti.