Zinaida Gippius interpreta sicuramente un ruolo centrale nella vita spirituale russa degli inizi del ventesimo secolo: è ispiratrice, protettrice, correttrice della scrittura altrui. Diventa presto un’icona letteraria, la cui influenza è stata percepita da quasi tutti gli esponenti del simbolismo russo.
Il suo mondo poetico è estremamente mobile, si realizza come dialogo instancabile tra due poli contrapposti: da un lato la rivolta individualistica, l’egocentrismo, dall’altro il forte sentimento religioso. L’anticlericalismo e la necessità della fede, l’esaltazione della morte e l’aspirazione alla vita, l’indignazione e la mitezza: su questi contrappesi si regge la concezione di Zinaida.
Nel 1915 il poeta Valerij Brjusov scrive: “I suoi versi, a un primo sguardo, sembrano freddi e, forse, monotoni, come un campo bianco ghiacciato, ma sul fondo, effettivamente, c’è un ‘un fuoco di neve’. Come i coraggiosi viaggiatori del polo, i lettori devono superare il gelo di questa poesia, affinché davanti a loro luccichino finalmente gli stupendi brillii settentrionali”.
Nel 1905 la Gippius diviene un’ardente rivoluzionaria, scrive numerosi versi su temi politici, ma dopo la rivoluzione assume un atteggiamento anti-bolscevico e decide di emigrare insieme al marito. Nel febbraio 1920 i coniugi arrivano a Varsavia, dove collaborano con “Svoboda” [Libertà], giornale dell’emigrazione russa. Quindi passano a Wiesbaden e da lì a Parigi.
Dietro sua iniziativa, nella capitale francese viene creata la società “Zelënaja lampa” [La lampada verde], destinata a riunire dal 1927 al 1940 gli eterogenei circoli letterari dell’emigrazione russa. Nel settembre 1928 partecipa con il marito al primo convegno degli scrittori fuoriusciti, organizzato a Belgrado.
La molteplice attività letteraria di Zinaida Gippius tocca vari generi: la produzione poetica è racchiusa in cinque raccolte, mentre la produzione narrativa comprende diversi volumi di racconti e una trilogia di romanzi incentrati sulla Rivoluzione d’Ottobre. Va ricordata infine la produzione teatrale.
Zinaida Gippius si spegne nella capitale francese nel 1945. È sepolta insieme al marito nel cimitero russo di Sainte-Geneviève-des-Bois. Le sue opere sono state pubblicate in URSS solo a partire dal 1990.
Nato nel 1962 a Yakhroma (distretto di Dmitrov), Andrey Remnev è uno dei grandi maestri della pittura contemporanea russa. Ispirandosi alle immagini e alle geometrie della pittura tradizionale, l’arte di Remnev invita lo spettatore a intraprendere un viaggio attraverso l’emblematico linguaggio visivo delle icone russe, reinterpretato in chiave contemporanea, e permeato da uno stile figurativo denso di simbolismo. Fortemente influenzato da maestri italiani come Benozzo Gozzoli e Piero della Francesca, Remnev esalta la sua tecnica e le sue opere con l’antica tradizione della tempera all’uovo e della pittura a olio classica. In un susseguirsi di strati di colore e immagini, le sue opere sono una vera fusione tra tradizione pittorica e contemporaneità, permeata di luce organica e di visione spirituale.
La preziosità delle opere di Remnev, risiede nella cura e ricchezza dei dettagli e nell’uso di un’ampia gamma di colori. Sebbene logica e razionalità siano implicite nello stile dell’artista, sempre alla ricerca di una ricerca spasmodica della grazia e della bellezza eterna, l’immaginario di Remnev è sull’orlo del realismo magico. Le sue figure femminili, protagoniste predominanti del suo lavoro, posizionate su uno sfondo apparentemente piatto, sono sempre cosparse di elementi misteriosi e sembrano quasi volare fuori dalla tela. Dietro la scelta artistica di Remnev c’è l’obiettivo principale di glorificare la femminilità, da lui considerata come la forma più pura ed espressiva della forza della Natura.