IN PREPARAZIONE
pagine 120
formato pdf
Non c’è poesia – per quanto infinitamente diversificato sia il patrimonio di linguaggi e di stili e di argomenti che venga messo in opera – che non porti in sé come tale le tracce del conflitto con l’avversario. Se esiste uno stato di quiete, di non belligeranza, di convenzione quotidiana alla convivenza e compatibilità e condivisione del Logos, l’arrivo di una poesia ha il potere di irrompere dentro questo stato con il suo carico di brandelli, di trionfi, anche di sconfitte, e così facendo finisce comunque per ingaggiare uno scontro con un avversario che è sempre più forte, più localizzato, meglio equipaggiato, che ne sa di più, e che solo apparentemente sembra disposto a lasciarsi sottomettere, guidare, manipolare. Senza un conflitto, anche nei casi meno innovativi e più prevedibilmente tradizionali, non si scrivono poesie. Senza aver fatto i conti con l’avversario, con la supremazia del primato di cui esso è portatore all’interno di una sorta di legge chiusa, la poesia non esce di mano al malcapitato combattente per essere proposta ai propri simili.
Giorgio Luzzi